Ispirata dall'uscita in Giappone di Deep Clear, mi sono decisa a scrivere una fanfiction su Kodomo no Omocha, la cui protagonista sarà soprattutto Sana, con la quale mi identifico particolarmente per la nostra somiglianza caratteriale, e che per questo è sempre stata la mia preferita^^. La ff vedrà i nostri personaggi adolescenti, quindicenni, l'ambientazione è collocata due anni e mezzo dopo il distacco tra Sana e Akito, al ritorno di quest'ultimo in Giappone, quindi gli avvenimenti sono precedenti a quelli di Deep Clear
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, ok?
Buona lettura e bacioni!!
Recuperare il tempo perduto
“Il passato rivive ogni giorno, perché non è mai passato” (Proverbio Africano)
Sana era decisamente di buon umore, quella mattina.
Tutto andava per il meglio: la trasmissione radiofonica con Fuuka aveva un successo incredibile, le avevano appena offerto un contratto per una serie di pubblicità di una linea di cosmetici, le vacanze di primavera precedevano l’inizio del suo primo anno di liceo, le cose con la sua mammina erano serene, Rei faceva il suo personale “tuttofare”, come sempre, e, a coronare il tutto, solo due giorni prima, c’era stato il definitivo rientro di Hayama in Giappone.
Scese di sotto, dopo essersi lavata, vestita e aver racconto i capelli in una coda, per fare colazione.
Seduta al tavolo, c’era Misako, a sorseggiare il caffè, leggendo il giornale.
“Buongiorno, mammina!” esclamò la ragazza, solare.
Pur avendo quindici anni compiuti, ancora le veniva spontaneo rivolgersi a sua madre con quel termine infantile, le piaceva, le sembrava, con quella semplice parola, di esprimere tutte le volte il profondo ed immenso affetto che provava per lei.
Misako sorrise, chiudendo il giornale e volgendo gli occhi verso sua figlia.
“Ti sei alzata presto, sono solo le sette e mezza…strano, ieri sera hai fatto tardi. A che ora sei tornata da casa di Hayama?” le domandò, con aria circospetta.
“Sì, hai ragione, sono tornata tardi…ma mi ha accompagnata in macchina suo padre, è stato molto gentile” rispose lei, versando il latte nella sua tazza di cereali.
La donna, con Maro-chan ancora mezzo appisolato in mezzo ai suoi capelli, qual giorno raccolti in un buffissimo ciuffo a banana con tanto di fiori e foglie, socchiuse gli occhi, guardinga.
“Ti sei fermata a casa sua a fare qualcosa di sconcio, Sana?!” esclamò, tirando fuori l’ormai famoso martello rosso, pronta a colpire la pargoletta.
Sana divenne rossa, scuotendo la testa, imbarazzata al pensiero che sua madre potesse avere simili pensieri! Era una ragazza seria, lei!
“Mammina, ma che dici?! Gli Hayama sono appena tornati, ho cenato con Hayama junior, Natsu-chan e Hyama padre, abbiamo mangiato del sushi, poi siamo rimasti a bere il tè e a chiacchierare, mi sono mancati moltissimo! Certo, non nego che Hayama abbia immancabilmente tentato di fare il maniaco, appena siamo rimasto un attimo soli, è nella sua natura, ma io sono persona per bene” replicò, tutta fiera.
Misako tirò interiormente un sospiro di sollievo; certi argomenti li metteva sul ridere, era fatta così, tendeva sempre ad alleggerire le situazioni, però…voleva essere tenuta al corrente di “certe cose” riguardanti alcune sfere della vita della figlia. Per lo meno per poterla consigliare a riguardo, quando fosse giunto il momento di farlo!
“Oggi sei libera? Oppure hai del lavoro da fare?” domandò la scrittrice.
“In teoria, visto che Fuuka è nel Kansai, a trovare i suoi parenti, e non sarà di ritorno prima della fine della vacanze, le trasmissioni radio sarebbero momentaneamente sospese” rispose Sana.
“Ma?”
“Ma, in pratica, farò comunque un salto là, dopo pranzo, per assicurarmi che lo staff non ignori volontariamente eventuali chiamate allo sportello di ascolto, approfittandosi del fatto che non gli sto con il fiato sul collo” aggiunse, poi.
“Non starai facendo troppo, come il tuo solito? In fondo sei in vacanza, riposati un po’” l’ammonì sua madre.
Sana le sorrise, grata ed intenerita per la sua preoccupazione, però scosse la testa.
Lo sportello di ascolto era il motivo principale per cui aveva tanto voluto fare quella trasmissione radiofonica: era a completa disposizione di chi aveva bisogno di lei, sempre. Prima del suo lavoro, prima di Hayama, prima di tutto, veniva la sua grande voglia di far sorridere il prossimo. Quella tendenza, sempre stata molto viva in lei, fin da quand’era piccolissima, era ancora uno dei principali pilastri della sua ragione d’essere. “Never give up !!
” (Non arrendersi mai !!) era il motto della trasmissione e anche quello di Sana.
“Tranquilla, mammina, più questa trasmissione ha successo e più la mia voglia di fare e la mia energia positiva si moltiplicano. Non sarò mai troppo stanca o troppo impegnata o troppo innamorata per questo” asserì, raggiante.
La donna annuì, impercettibilmente: a parte tutto, sua figlia la rendeva fiera più di qualsiasi altra cosa; era stata il suo “lavoro meglio riuscito”, per così dire.
“Per quanto riguarda il contratto per quelle pubblicità? Hai deciso di accettare?”
“Ci ho pensato…credo proprio che accetterò! Ho sempre amato quella linea, producono sia cosmetici, che profumi, che prodotti per il bagno, io stessa ne ho davvero molti, di quella marca. Solo, prima di vergare definitivamente il contratto, credo sia meglio che io ne parli nuovamente con Rei, tanto per essere sicuri”
All’udire il nome “Rei”, Misako divenne, improvvisamente, più seria.
Guardò sua figlia mangiare a grosse cucchiaiate i suoi fiocchi d’avena, tutta felice…forse, era il caso che fosse Rei stesso, a parlarle della sua “novità”.
“Oggi ho dato il giorno libero a Sagami, quindi dovrai prendere un taxi, per andare alla stazione radiofonica” l’informò.
“Davvero? Mmm…meglio, ho saputo che, in questo periodo, la signorina Asako non sta lavorando, almeno potranno passare del tempo insieme, non ci riescono quasi mai, ultimamente!” esclamò.
“In ogni caso…pensavo di prendere la metropolitana, così posso andare al centro commerciale con Hayama” aggiunse.
“Vuoi portare Hayama al centro commerciale?” chiese sua madre, stupita.
“Sì, perché?”
“Bhè, non mi sembra tanto uno da centro commerciale” ridacchiò la scrittrice.
“Io ho visto un vestito, davvero carino, che voglio comprare…poi…ho notato, la settimana scorsa, quando ci sono andata con Aya, che hanno aperto un negozio di articoli per il karatè, per cui, pensavo potesse interessargli” disse, con un sorrisetto.
--------------------------------------------------------------------------------
“Hai quasi finito?” sbuffò Akito, seduto, a braccia incrociate, sulla sedia solitamente occupata da Fuuka, nella stanza dove avveniva la registrazione del programma suo e di Sana, mentre quest’ultima controllava, uno per uno, tutti i messaggi lasciati dagli utenti negli ultimi due giorni.
“Sì, quasi” rispose lei, senza staccare gli occhi dai fogli dei fax.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, esasperato, dopo più di mezz’ora passata in quella stanzetta, stipata di roba, a fare niente.
“Ho saputo che la mamma di Tsuyoshi si risposa, il mese prossimo” le disse, a un tratto.
Sana concentrò lo sguardo su di lui, decisamente stranita.
“Come dici, scusa?”
Akito la guardò, più stupito di lei.
“Non ne sapevi niente?” le fece.
Lei scosse la testa.
“Dai, non è possibile che Tsuyoshi non ti abbia detto niente! Lo so io, che sono tornato l’altro ieri, e non lo sai tu, che non ti sei mai mossa da qui?”
La ragazza rimase immobile, un attimo, riflettendo: possibile che, davvero, né Tsuyoshi, né Aya, che aveva visto solo qualche giorno prima, non le avessero detto una cosa così importante?? Oppure…cosa ancora peggiore, che gliel’avessero detto e lei, tutta presa dai fatti suoi, non li avesse davvero ascoltati e…non se lo ricordasse?? Accidenti, se fosse stato così sarebbe stato un problema…
“Sicura di…non avere proprio, mai, neanche sentito una cosa simile?” ribadì lui.
“Sono stata…piuttosto impegnata, ultimamente, ho avuto mille cose per la testa, tra lavoro, radio, scuola…è possibile che me l’abbiano detto e che non ci abbia fatto caso, in effetti” borbottò, in tono di scusa.
Akito la guardò, attentamente, con aria impensierita.
“Senti, Sana…non stai di nuovo cedendo alla tue manie da iper attiva, vero?” se ne uscì, serio.
Lei poggiò i fogli che teneva in mano sul tavolo, poi sfruttò le rotelline sotto la sedia, per avvicinarsi a lui; gli accarezzò il viso, dolcemente, sorridendogli.
Lui le baciò il palmo della mano, quando questa fu abbastanza vicino alla sua bocca, addolcito.
“Sta tranquillo…ho abbastanza energia per tutti, perdo solo qualche colpo ogni tanto” gli sussurrò, per tranquillizzarlo.
Il ragazzo la guardò, dritta negli occhi, poi le mise una mano dietro la nuca e avvicinò il viso di lei al suo, per baciarla. Lei lo lasciò fare, chiudendo gli occhi.
“Okay” le disse, semplicemente, dopo essersi staccato.
Voleva fidarsi di lei, come aveva sempre fatto. Ora che era tornato, il suo unico desiderio era recuperare il prezioso tempo perduto nei due anni e mezzo in cui erano rimasti lontani l’uno dall’altra; nonostante il tempo trascorso, nonostante fossero molto giovani…aveva provato una gioia immensa nel constatare, con i suoi occhi, che il loro rapporto non si era incrinato, era rimasto tale e quale a com’era prima del loro distacco.